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Spender, Stephen.

Poeta e critico inglese. Di famiglia borghese, compì gli studi universitari a Oxford, dove si legò d'amicizia con alcuni coetanei, quali C. Day Lewis, L. MacNeice, C. Isherwood, che si riunivano intorno al caposcuola W.H. Auden; insieme a costoro diede vita a una corrente poetica che teorizzava l'abbandono dell'estetismo e dell'intellettualismo nella poesia a favore di un concreto impegno sociale e umano. Infatti, gli esponenti di tale movimento (che venne poi detto dei Thirties o Trentisti, in quanto i poeti che ne fecero parte si segnalarono alla critica nel decennio fra il 1930 e il 1939) affrontarono nelle loro opere soprattutto argomenti e problemi politico-sociali, schierandosi su posizioni nettamente progressiste. Come i compagni, anche S. all'inizio della sua carriera assunse un deciso orientamento politico aderendo al Partito comunista: nelle sue prime opere in versi, fra cui Venti poesie (1930) e Poesie (1933), è quasi assente la lirica amorosa e sensuale, mentre abbondano immagini tratte dallo squallore dei bassifondi e denunce delle ingiustizie sociali, volte a testimoniare la crisi della civiltà industriale. L'impegno politico di S. giunse al suo culmine negli anni fra il 1934 e il 1939, durante i quali compose il poemetto Vienna (1934), aspra critica dell'eccidio dei socialisti perpetrato nel febbraio 1934 da E. Dollfuss, saggi letterari e di costume pubblicati con il titolo L'elemento distruttivo (1935), il dramma La prova di un giudice (1938) e le raccolte poetiche Poesie dalla Spagna e Il centro quieto (1939), vivida testimonianza della sua partecipazione, a fianco dei repubblicani, alla guerra civile spagnola. Negli anni 1939-41 diresse la rivista “Horizon”; a questo tormentato periodo risalgono il romanzo Il figlio ritardato (1940), e le raccolte Rovine e visioni (1942) e Il margine dell'esistenza (1949). Dopo la fine della guerra, per contro, S. iniziò ad allontanarsi in misura sempre maggiore dall'impegno politico e dalle posizioni marxiste: documenti di tale crisi sono il suo intervento nel volume Il Dio che fallì, curato nel 1950 da R.H.S. Grossman, l'autobiografia Un mondo nel mondo (1951), nonché le raccolte di saggi Testimonianze sul comunismo (1950) e L'elemento creativo (1953). Il distacco dall'esperienza di “collettivismo artistico-politico” che aveva contrassegnato l'esperienza dei Thirties indusse S. ad accentuare l'indagine sulla conflittualità interiore, connotando in senso individualistico la sua produzione poetica e letteraria. Tuttavia, proprio nell'individualismo, un tempo fieramente ricusato, S. trovò la forma di espressione più consona al suo pensiero, come attestano le numerose opere successive, fra le quali sono da annoverare le raccolte di liriche Iscrizioni (1959), Poesie scelte (1964), I giorni generosi (1971), Poesie raccolte 1930-1985 (1985); i volumi di saggi La creazione di una poesia (1955), Moderni o contemporanei? (1963), L'anno dei giovani ribelli (1969), dedicato alla rivolta studentesca del 1968. Dal 1953 al 1967 direttore della rivista britannica “Encounter”, nel 1970 fu nominato professore di Letteratura inglese nell'University College di Londra e nel 1972 fondò il periodico “Index”, destinato a ospitare scritti di autori stranieri censurati nei loro Paesi. Inoltre, nei medesimi anni intraprese numerosi viaggi, per motivi ufficiali e culturali, negli Stati Uniti; da tali esperienze trasse materiale e ispirazione per i saggi letterari Concisa enciclopedia dei poeti e della poesia inglese e americana (1970) e Relazioni d'amore-odio. Uno studio sulla sensibilità anglo-americana (1972). Critico acuto e interprete sensibile dei mutamenti critici della società moderna, S. alternò nella sua produzione denuncia sociale, ideali umanitari e intima riflessione personale. Testimone partecipe di un'importante stagione letteraria inglese ed europea, S. descrisse la propria esperienza nella spregiudicata autobiografia Il tempio (1988) (Londra 1909-1995).